BRUXELLES – Alla vigilia del vertice Ue un’intesa sulla strategia in materia di clima ed energia per il 2030 tarda ad arrivare, e il rischio è che il tema dell’esame dei conti pubblici in corso a Bruxelles finisca per prendere il sopravvento. “Siamo cautamente ottimisti su un possibile accordo” sul pacchetto 2030, ripetono come un mantra le fonti comunitarie alle prese con posizioni diverse da Paese a Paese che cambiano anche in funzione dei singoli target sul tavolo.

Il primo, su cui c’è un certo consenso, prevede una riduzione vincolante a livello nazionale del 40% di CO2. La strada, invece, è ancora in salita sul 27% di consumo “obbligatorio” di energia da rinnovabili e su un aumento “indicativo” del 30% dell’efficienza energetica, entrambi a livello Ue. In più vanno contati i ‘meccanismi di solidarietà’ per gli aiuti ai Paesi con un Pil pro capite inferiore alla media Ue, che arrivano dal mercato europeo della CO2 (Ets). Sullo sfondo della crisi ucraina pesa poi la questione della sicurezza energetica con il target delle interconnessioni per il mercato unico dell’energia.

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